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Là dove l’ombra si arresta

Brescia
San Zenone all’Arco
10 dicembre 2011 – 8 gennaio 2012


Associazione per l’Arte
Le Stelle


Scena Sintetica


Comune di Concesio


Comune di Brescia
Circoscrizione Centro

Le Ombre, le Luci

di Carmela Perucchetti

Raramente capita, in uno scenario espositivo, di essere coinvolti emotivamente ed intellettualmente in una originalissima riflessione-dialogo con l’artista come in Là dove l’ombra si arresta di Giovanni Marconi.

Di proposito dico scenario espositivo, per la forza rappresentativa che emerge con immediatezza dall’insieme, rivelando, nello scatenarsi irruente di forme ora allusivamente arcaiche, ora caricate di forza simbolica, che finalmente individua, al termine di un lungo viaggio tormentato, il limite estremo della conoscenza, quella zona di luce, di verità ultima, a fronte della quale il buio della negazione e le ombre del male si dileguano.
Un esito aperto alla luce e alla speranza, sorretto da una salda coerenza intellettuale, che nel corso di oltre trent’anni di carriera artistica ha postato Giovanni Marconi a sperimentare la possibilità di tradurre in forme plastiche, che inglobano e assimilano al pensiero occidentale rimando a linguaggi di antiche e lontane civiltà, il valore del “continente uomo”.

La forza del gesto, del segno scultoreo si amplifica nella simbiosi con materiali diversi, scelti con cura per esaltare in modo espressionistico il messaggio: all’opacità greve della pietra, e alla dura, scostante fisicità del ferro si contrappone la morbida trasparenza dell’alabastro finemente levigato, mentre la selvaggia consistenza della pietra lavica, formata dal fuoco, cede il passo a lucide superfici di alluminio, ora taglienti come lame dentate, ora fonte di bagliori come frammenti di cieli stellati.

Il percorso si dipana in tre momenti – Le Tenebre, Intermezzo, La Luce – o meglio nei tre atti di un’azione che vuole raccontare una sorta di cosmogonia dell’anima, dalla originaria natura ferina alla conquista dello spirito, traendo in Marconi la forte consonanza con i tempi del teatro, sfociata nella storica collaborazione con il gruppo bresciano di Scena Sintetica.
In quella sede e in quel clima culturale hanno trovato sostanza ed alimento molti dei riferimenti culturali che, raccolti in forma di tempesta ideale e successivamente rielaborati, sono sfociati in una avvincente ricerca umana e filosofica sul destino dell’uomo.

Le Tenebre

Il buio della coscienza è rappresentato da un gruppo di opere, realizzate tra il 2008 e il 2010, facenti parte del gruppo “Ferraglie” – da cui il titolo dell’omonima mostra alla Spazio 6 di Verona – che dà vita ad animali mostruosi, nelle cui forme risuonano echi di antiche mitologie e ancestrali paure. Il filo di ferro, attorcigliato e contorto, connota le deformità di corpi neri di tenebra, in cui si annidano feroci tensioni dense di aggressività, affioranti dallo strato più profondo dell’inconscio in un urlo liberatorio.

Entità astratte, metafora dei vizi umani, vibrano nella concretezza aspra di volumi scabri e pungenti, percepibili con immediatezza nel pesante significato simbolico.
Brama di Sangue e Lord of All Shadows brandiscono cuori in resina colorata con la forza della belva affamata, ad affermare effimera vittoria. Ma il potere dell’ombra cede il passo ad un risveglio della coscienza, che per Giovanni Marconi passa dalla strada del dolore, ancora una volta abbracciando antichi modelli di purificazione ed ascesi comuni a molte culture e religioni del mondo, dando ad essi la modernità di una appropriazione personale calata nella storia umana contemporanea.

Intermesso racconta questo passo con tre opere: Giaciglio di Spine, “… a riveder le stelle”, Il Corno di Haimdallr, dove il cammino di rinascita passa per le asperità scavate nella luminosa materia del marmo levigato, ora più simili a onde di una superficie increspata che che a spine dolorose. È la fatica della consapevolezza, che, dalla statica condizione orizzontale di Giaciglio di spine, porta ad intraprendere un nuovo cammino. Significativa la genesi di “…a riveder le stelle”, opera concepita per la mostra inaugurale della Associazione per l’Arte Le Stelle (2009), che proponeva di interpretare uno dei versi finali delle cantiche dantesche: Giovanni Marconi scelse l’uscita dall’Inferno con la visione delle prime luci del cielo, con questa opera da cui ebbe poi origine il presente percorso espositivo. Una prima speranza dopo il buio e le tenebre del male, rivelata al mondo, come in una saga nordica, dal suono potente del Corno di Hamdallr, che grida alla vittoria del bene sul male sorretto da forze primordiali in cui si fondono culture etniche di ogni tempo e luogo.

La luce.

Con “…a risalire le stelle” torna la citazione dantesca che segna la definitiva uscita dal Purgatorio, nella massima disposizione dello spiriti. L’alabastro, nella consistenza traslucida che già nelle antiche cattedrali filtrava la luce, diventa diaframma che separa l’umano dal divino. Ancora, però, è percorso iniziatico, denso di prove e fatiche, fissate da simbologie segniche ricche di rimandi colti che lo ritmano e lo scandiscono, suggerendo visivamente l’idea di un totem contemporaneo che segue un cammino a sviluppo orizzontale anziché verticale. Ora la catarsi è compiuta, le forme si purificano, nel gioco di incontro tra alluminio e alabastro, in nuvole di raggi luminosi, in particelle pronte ad affrontare improvvisi orizzonti, senza tuttavia il venir meno di quella energia folle e selvaggia, forte dei mille miti prodotti dalla spiritualità umana, che costituisce il trait-d’union dell’intero percorso. Il piccolo presbiterio di San Zenone accoglie, là dove un tempo era collocato l’altare, una scala azzurra, non dritta, inadatta per il peso del corpo, ma pronta ad accogliere l’invisibile, l’immateriale, per condurlo al cielo.

C’è una piccola anima luminosa, – Animula – dentro il cuore.

Carmela Perucchetti

 

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